1980: L'INIZIO DI UNA STORIA

LA FAMIGLIA SCHEDEL

Le Fungaie sotterranee di Roma

Gli orticoltori francesi iniziarono a coltivare funghi sotto il regno di re Luigi XIV, nel XVII secolo. Nel secolo successivo, i funghi vennero coltivati in cantine o cave abbandonate attorno a Parigi. Fu questo a segnare le origine della coltivazione controllata dei funghi, preparando il terreno ad una vera e propria rivoluzione culinaria, nonché alla comparsa dell'appellativo "funghi di Parigi", dalla città dove tutto ebbe inizio.


Tuttavia, sono pochissimi a sapere che quella del comune di Roma è stata una delle zone italiane in cui è avvenuta la più alta produzione di funghi.

Vennero infatti coltivati nel sottosuolo romano fino al 2010. Roma e Napoli sono le due città italiane che più di ogni altra sono attraversate da centinaia di chilometri di gallerie sotterranee. 
Tra cavità naturali ed opere umane quali catacombe, cave, cisterne, cloache ed acquedotti sotterranei (tutti per lo più di epoca imperiale), il sottosuolo di Roma è una vera e propria “città sotto la città”. Soprattutto alcune cavità naturali e le cave di tufo dismesse, sfruttando l’adeguata umidità, che a 10/12 metri di profondità è notevole, vengono tutt'ora utilizzate per la coltivazione dei funghi. L’ampiezza delle gallerie permette in alcuni casi, addirittura l’accesso di un camion per poter caricare la merce comodamente. 

Nonno Otello, detto "Giovanni"


ANNI '70


Fin da sempre appassionato di Funghi, nonno Otello abbandonò il settore edile, per cimentarsi a Roma nella funghicoltura, diventandone Leader di settore, tra il 1970 e il 1975.

Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna, Abruzzo, Lazio e Umbria. Venivano spediti quasi due tonnellate di funghi al giorno in tutto il centro sud d'Italia.

Dall'unione dei cognomi Schedel & Marcuzzi (cognome materno di mamma Patrizia) nacque Schemar.


ANNI '80


Nel 1980, nonno Otello risollevò l'azienda Valle Roveto Funghi del sig. Sandro Paravani, ormai sommerso dai debiti. Quell'incontro segnò l'inzio di una nuova era, poichè i funghi Schemar approdarono a Canistro.


ANNI '90


Fu proprio all'ora che mamma Patrizia, innamoratasi delle montagne incantante della Valle Roveto, decise di prendere in gestione l'attività di famiglia localizzata a Canistro, con il suo grande amore Moha.

Nacque così nel 1995 l'azienda agricola Funghi d'Abruzzo.

Dal Rabat a Roma:
la città dell'amore che corona un amore

Nel 1986, direttamente dalla Université Mohammed V - Rabat, papà Moha (originario di Midelt, Marocco) atterrò a Roma per proseguire gli studi di Medicina militare, presso l'Università La Sapienza. Oltre che a studiare, nel tempo libero era solito dedicarsi a qualche lavoretto, così da potersi pagare gli studi in perfetta autonomia. Fu proprio lavorando nelle grotte di Giovanni Schemar (nonno Otello), che nella città dell'amore scattò il colpo di fulmine tra mamma Patrizia e papà Moha. E così, nel 1991 si sposarono; un solido esempio di famiglia multietnica, rispecchiando a pieno gli ideali odierni alla base della sostenibilità sociale.

Una volta avviata insieme nel 1995 l'attività Funghi d'Abruzzo a Canistro, i due giovani sposi misero su famiglia, facendo passi da giganti: nel 2005 implementarono la prima serra per lo Champignon.

Parola d'ordine: sostenibilità

Con il terremoto dell'Aquila nel 6 Aprile 2009, Patrizia perse tutti i clienti dell'aquilano: a causa dell'elevata quantità di invenduto, fu così che rimboccandosi le maniche passò dalla vendita del solo fresco, al trasformato. Iniziò a sperimentare i primi funghi sott'olio o in crema, dando il via a quella che oggi è meglio nota come economia circolare, pilastro fondamentale della sostenibilità economica.



Oltretutto, l'azienda Funghi d'Abruzzo è sostenibile a tutto tondo; attualmente dispone anche di pannelli solari, promuovendo dunque il terzo ed ultimo tassello del macro-concetto di sostenibilità:

la sostenibilità ambientale.

Mamma Patrizia e il Piccolo Jack

Nel 2015 avvenne qualcosa di sensazionale. Nel vialetto della famiglia Schedel,
mamma Patrizia s'imbatté in un batuffolo di pelo: Jack.

Fu proprio Jack a scoprire la tartufaia di Tartufo Bianco Pregiato.

Grazie Jack, rimarrai sempre nei nostri cuori.